Ciao Carlotta – o come diremmo qui Hey Mate, How you doing – prima di tutto grazie mille per aver accettato di rispondere a questa intervista; l’obiettivo delle interviste #ItalianiInAustralia è quello di fornire ai futuri expat il maggior numero di punti di vista possibili sulla vita down under. Quale occhio migliore se non quello di un’adolescente? Lo sappiamo tutti che nessuno riesce a essere sincero e spietato come un teenager!
Carlotta, 16 anni, è volata in Australia per uno student exchange durante le vacanze estive del terzo liceo e dopo tre mesi ad Adelaide – South Australia – oggi ci scrive dall’Italia
Cosa è uno student exchange? Chi può richiederlo e come?
Un exchange student è uno studente che passa un periodo, che generalmente è 3, 6 o 12 mesi, a studiare all’estero vivendo come uno studente del posto entrando in contatto con la cultura e le usanze locali. A mio parere personale un’exchange student è più che altro un’esperienza di scambio culturale dove si conoscono nuove persone di cittadinanze differenti e dove si può imparare a convivere con diverse nazionalità. Qualsiasi studente delle scuole superiori può richiedere di essere un exchange student rivolgendosi semplicemente ad un’agenzia che organizza esperienze di questo tipo come ad esempio, nel mio caso You Abroad.
Come mai hai deciso di trasferirti in Australia? C’erano altri paesi del mondo che ti attiravano per il tuo student exchange?
Sinceramente quando ho preso la decisione di fare questa esperienza exchange, andare in Australia non era nemmeno nei miei pensieri: il mio obiettivo erano gli USA o il Canada. Quando mi sono rivolta a YouAbroad chiedendo quali fossero le opzioni di trasferimento per fare 3 mesi mi hanno risposto che le opzioni disponibili erano in Australia o Nuova Zelanda in quanto il loro sistema scolastico fa si che quando qua in Italia ci sono le vacanze estive da loro si vada comunque a scuola. Allora ho optato per andare in Australia precisamente ad Adelaide capitale del South Australia, che reputo essere una città molto vivibile e giovane.
Con che visto sei venuta in Australia? Quali vincoli aveva il tuo visto?
Sono venuta in Australia con un visto da studente. Essendo un visto per i minorenni aveva molte limitazioni. Per prima cosa avevo delle limitazioni nel caso avessi voluto lavorare: il mio periodo di lavoro avrebbe dovuto coincidere con il mio periodo di studio e non avrei potuto lavorare più di 40 ore ogni due settimane. La seconda condizione del mio visto stabiliva che io dovessi essere iscritta ad un corso a tempo pieno soddisfacendo anche i requisiti di questo corso, quindi mantenendo una buona media e partecipando regolarmente alle lezioni. Terza condizione era che io continuassi a mantenere l’idoneità ad avere il visto, quindi che io soddisfacessi tutti i requisiti che mi erano serviti per ottenere il visto in precedenza (cittadinanza, rimanere minorenne). La quarta condizione imposta dal mio visto per venire in Australia era quella di mantenere un adeguato comportamento al mio essere minorenne: questo significa che dovevo sempre avere un famiglia ospitante, un comportamento adeguato, a tutto ciò si aggiunge il fatto che la persona che si occupa degli studenti stranieri dovesse sempre sapere il mio indirizzo di residenza.
Cosa ti ha colpita maggiormente dello stile di vita australiano? Quali differenze hai notato rispetto al modus vivendi italiano?
Due cose in particolare mi hanno colpito per la loro differenza con l’Italia: la scuola e gli orari. Mi aspettavo che la scuola non sarebbe stata come il liceo che faccio qui in Italia, le differenze maggiori sono il fatto che là usano la divisa, obbligatoria, e il fatto che possano scegliere liberamente le materie da fare a scuola, che durante lo “year 7” (ovvero il loro primo anno di high school) sono 7 e poi allo “year 12” si riducono a 4/5. Un’altra differenza con la scuola italiana sono gli orari scolastici: la scuola inizia alle 8.45 con l’ “Home Group” ovvero la classe dove si fa l’appello, alle 9 poi iniziano le lezioni effettive che vanno avanti fino alle 10.20 quando c’è il primo intervallo di 25 minuti, poi altre due ore di lezione, 45 minuti per pranzare, dopo di che un’altra ora e venti di lezione e alle 15.10 a casa. A questo discorso mi attacco anche per parlare degli orari generali degli australiani: nonostante la scuola inizi alle 9 si svegliano comunque alle 7 e stanno un’ora a guardare la televisione, poi tornati da scuola non avendo particolari compiti da svolgere stanno fino a orario di cena a guardare la televisione o giocare a videogiochi che sono molto popolari. La cena è rigorosamente alle 18.00 non più tardi e poi alle 21.30 tutti a letto. Un’altra differenza che ho trovato è che anche il sabato sera non vanno molto fuori: in Italia sono abituata ad uscire spesso con le mie amiche il sabato sera, mentre in Australia escono qualche ora il pomeriggio e poi tornano a casa.
C’è qualcosa che proprio non ti è piaciuto dell’Australia?
Direi che a parte la Vegemite e le ricette “tipiche italiane” che mi hanno propinato, non c’è stato nulla che mi abbia fatto dire “questo proprio no!”
E qual è invece la cosa più bella che hai visto in Australia?
La cosa più bella che io abbia visto in Australia sotto il punto di vista culturale è stato il fatto di vedere come tantissime culture differenti potessero vivere insieme tranquillamente. Dal punto di vista turistico la cosa più emozionante è stata abbracciare un Koala e saltare insieme ai Wallaby.
Ti piacerebbe provare un’esperienza lavorativa in Australia? Magari con Working Holiday Visa dopo il diploma?
La prima volta che ho visitato proprio il centro città di Adelaide ho detto “Appena finito il liceo voglio tornare”, non ho ancora ben chiaro cosa fare dopo il diploma però diciamo che sì, l’idea di tornare c’è.
Hai incontrato molti italiani durante i tuoi tre mesi in Australia? Visto che sei una viaggiatrice esperta, cosa pensi degli italiani all’estero e dell’idea –in generale – che tutti hanno degli italiani?
In realtà no, non ho incontrato molti italiani e anche con gli altri ragazzi con cui ero partita ci siamo persi di vista in quanto in parti totalmente differenti della città. Per quanto riguarda la seconda domanda penso che gli italiani all’estero spesso si facciano riconoscere per essere i soliti confusionari e per essere quelli che non sanno parlare inglese. Ovviamente non parlo di tutti gli italiani all’estero parlo principalmente per i turisti. Poi ci sono che quelli che studiano e che vivono all’estero che sono diversi e si adeguano alla cultura e alle usanze locali. Con questo ennesimo viaggio ho confermato che all’estero gli italiani sono visti come quelli della pizza buona e della pasta.
Cosa diresti ad altri ragazzi che vogliono provare la tua stessa esperienza ma hanno paura ad allontanarsi da casa?
Ad altri ragazzi che vorrebbero provare la mia stessa esperienza direi : buttatevi e non abbiate paura. A mio parere gli australiani sono molto gentili e accoglienti e ambientarsi non è per niente difficile, una volta presa la loro routine e trovati degli amici, a casa non ci si pensa nemmeno più.
Com’è stato vivere in casa della famiglia che ti ospitava (host family)?
Con la famiglia ho avuto un piccolo problema: all’inizio della mia esperienza ero in casa famiglia con una signora di 65 anni, poi una mattina è stata portata d’urgenza al pronto soccorso per un male improvviso alla schiena (fortunatamente ora sta bene) e io sono stata spostata in una famiglia con tre bambini, che rispetto a prima è una bella differenza. Essendo io figlia unica, vivere con altri tre bambini è stata una nuova esperienza a cui mi sono dovuta abituare! Tutto sommato mi hanno accolto benissimo e soprattutto la mia host mother è stata disponibilissima con me portandomi ad allenamento tutti i lunedì e lasciandomi andare dove volevo quando avevo del tempo libero.
Domanda da italiana a italiana: ti è mancato il cibo italiano? Come ti sei trovata con il cibo australiano?
Il cibo italiano penso sia stata l’unica cosa che mi è mancata nei tre mesi! Hanno avuto il coraggio di spacciarmi un piatto di pasta con panna, pollo e cavolfiore come pasta carbonara, assicurandomi che la ricetta era quella originale. Poi la pasta la cuocevano alle 16.00 e la lasciavano nell’acqua fino alle 18.00. Quindi la prima cosa che ho fatto non appena tornata a casa è stata andare a mangiare un buonissima pizza!
E ora passiamo alla nota dolente di uno student exchange – nonché il motivo per cui la sottoscritta non ha potuto provare questa straordinaria esperienza – i costi. Per parlare di costi salutiamo – e ringraziamo – Carlotta e diamo il benvenuto alla sua mamma, Monica – nonché una delle personalità della blogosfera italiana che stimo di più seguitela sul suo blog www.ideedituttounpo.it
Quanto costa uno student exchange in Australia? Ci sono possibilità di borse di studio per merito o reddito?
Ciao Danila, grazie per la stima ;-). Sì, i costi sono la nota più dolente, prima di decidere con quale agenzia organizzare l’esperienza avevo spulciato in lungo e largo le agenzie specializzate nei programmi di exchange e ne avevo scelte 3 a cui ho chiesto i preventivi.
Il costo per 3 mesi per la pura esperienza viaggia intorno ai 10.000 euro. I prezzi per i periodi più lunghi aumentano in termini assoluti ma si riducono in termini mensili. A questi costi puri che coprono il vitto, l’alloggio, l’assicurazione medica e il volo aereo, ci sono da aggiungere lo “spillaggio”, l’assicurazione facoltativa da sottoscrivere in caso di “incidenti scolastici” (nel caso che non venga promossa a giugno), il visto, l’abbonamento per i mezzi pubblici, la tessera telefonica con le relative ricariche. In alcuni casi anche la divisa per la scuola. Alla fine facendo la somma di tutto occorrono circa altri 2500/3.000 euro.
Cosa diresti ai genitori ansiosi, restii a lasciare la prole libera di andare?
Io non sono la classica mamma ansiosa, io e Carlotta ci siamo abituate a questi periodi in cui lei partiva da sola fin da quando aveva 7 anni. Ovviamente a 7 anni non è partita per l’Australia, ma ha cominciato a fare le sue settimane da sola lontana da casa. A undici ha fatto la prima vacanza studio da sola in Irlanda, in famiglia. Ecco proprio quell’esperienza ad undici anni è stata quella che ha decretato il suo essere pronta a volare via da sola e a farmi credere che se la potesse cavare. Nel weekend di mezzo delle due settimane, abbiamo passato tutto il sabato sera al telefono con lei piangente e disperata e mio marito che voleva partire per andare a prenderla. Il suo problema era che si sentiva sola perché era in casa con due ragazzine di 16 anni che la facevano sentire piccola e glielo rimarcavano, non coinvolgendola in nessun modo. Dopo quel sabato sera, lei mi ha chiamato il lunedì dicendomi che aveva trovato una soluzione e quando è tornata a casa la prima cosa che ha detto è stata che avrebbe voluto partire ancora. Il fatto di sentirsi sola e di essere partita senza un’amica l’ha costretta a farsi bastare se stessa nel bene e nel male. Come genitori non siamo tutti uguali, quindi c’è chi è più ansioso e chi meno, l’unica cosa che posso dire è che devono pensare che gli stanno facendo il regalo più bello della loro vita. Sia che ne siano consapevoli ora, sia che non lo siano. Lo saranno con il tempo.
Eri preoccupata del fatto che questa esperienza avrebbe potuto essere più vacanziera che scolastica per Carlotta?
No, non ero preoccupata. Tendenzialmente Carlotta è curiosa quindi sapevo che avrebbe accettato con entusiasmo la possibilità di imparare qualche cosa di diverso, ma se alla fine fosse stata più vacanziera, è pur sempre un’esperienza, no?
Domanda per entrambe: a chi è venuto in mente di provare uno student exchange?
Ti rispondo io: io credo di avergli proposto l’anno all’estero quando ancora andava alle medie. Abbiamo aspettato il momento giusto e per quanto non fosse il momento giusto, per la nostra famiglia, per un intero anno, lo aspettavo già così tanto tempo che non potevo non farglielo fare. Lei ha sempre accettato in modo entusiasta.
Monica sai di essere una mamma super rock?
Ahahaha, NO! Non credo di essere una mamma rock, ci sono mamme molto più rock di me. Io sono solo una mamma che sogna di poter regalare alla figlia la possibilità di scegliersi la strada che preferisce. E sono molto convinta sul fatto che per scegliere devi provare cose diverse e non sederti ad attendere la manna dal cielo.
Vi ringrazio entrambe e aspetto Carlotta in Australia appena maggiorenne!
Se volete rimanere aggiornati sulle esperienze di Carlotta seguite la sua pagina Instagram dedicata alla fotografia (C Behind The Camera) e non dimenticate di seguire mamma Monica in giro per il mondo (Idee di tutto un pò e ideedituttounpo.it)